Antidepressivi triciclici (anafranil, laroxyl, trittico, tofranil, surmontil, dominans)

Gli Antidepressivi Triciclici (ADT) sono composti assai efficaci nel trattamento delle Sindromi Depressive. Vengono inoltre largamente impiegati nella terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, del Disturbo di Panico, dell’Anoressia e della Bulimia. La somministrazione è effettuata per via orale o endo-venosa.
L’effetto antidepressivo di farmaci come Anafranil, Tofranil, Laroxyl, Surmontil, Dominans, ecc., non si manifesta prima di 15-20 giorni; un miglioramento clinico nei primi giorni di terapia è da ritenersi conseguente ad un effetto placebo o alla sedazione dell’ansia, frequentemente ottenuta con questi composti.
Non tutti i farmaci appartenenti alla classe degli antidepressivi triciclici, tuttavia, hanno la stessa capacità sedativa: questa è notevole per l’Amitriptilina (Laroxyl), discreta per la Clomipramina (Anafranil), scarsa per l’ Imipramina (Tofranil) e la Nortriptilina (Vividyl).
Alcuni antidepressivi triciclici, quali l’Imipramina (Tofranil), la Trimipramina (Surmontil), la Nortriptilina (Vividyl), esercitano la loro azione agendo prevalentemente sul sistema noradrenergico; altri, tra i quali Clomipramina (Anafranil) e Amitriptilina (Laroxyl), principalmente sul sistema serotoninergico.
Tali farmaci, per poter esplicare la loro azione, devono essere somministrati a dosaggi efficaci. Il dosaggio terapeutico deve essere mantenuto per un periodo variabile (2-8 mesi) dopo la remissione della sintomatologia. Dopo che questa è stata ottenuta, le dosi potranno essere gradualmente ridotte. Gli effetti indesiderati degli antidepressivi triciclici sono legati per lo più all’attività anticolinergica (atropino-simile) propria di questi farmaci. Ricordiamo:

  • ritenzione urinaria, anche in assenza d’ ipertrofia prostatica;
  • secchezza delle fauci;
  • disturbi visivi lievi specie dell’ accomodazione;
  • stitichezza;
  • tachicardia;
  • ipotensione ortostatica;
  • tremori a fini scosse agli arti superiori;
  • sensazione di calore e iperidrosi;
  • difetto dell’ attenzione e difficoltà di concentrazione;
  • ritardo dell’eiaculazione a bassi dosaggi, impotenza coeundi e calo della libido ad alte dosi.


Le controindicazioni assolute all’uso degli antidepressivi triciclici (es., Anafranil, Trittico, Laroxyl, Tofranil, ecc.) sono le stesse di tutti gli altri farmaci ad azione anticolinergica:


  • cardiopatie con particolare attenzione per le turbe del ritmo;
  • glaucoma ad angolo chiuso;
  • ipertrofia prostatica.

I farmaci triciclici non danno particolare dipendenza né assuefazione, ma il loro impiego prolungato può produrre importanti effetti collaterali e alterazione dei parametri ematici. Ove possibile, è preferibile utilizzare farmaci con maggiore tollerabilità, come gli SSRI, o meglio ancora abbinare una valida psicoterapia che consenta di ridurne o cessarne l’assunzione.

Ansiolitici (benzodiazepine): Xanax, Lexotan, Tavor, En, Ansiolin, Rivotril, Aprazolam, Lorazepam, Diazepam

Come suggerisce il termine, gli ansiolitici sono farmaci che abbassano i livelli d’ansia; alcuni tra questi sono utilizzati in modo specifico per indurre il sonno, e in tal caso sono indicati anche col termine di ipnoinducenti, ipnoinduttori o ipnotici. Gli ansiolitici della classe delle benzodiazepine sono i farmaci in assoluto più usati al mondo, dopo i comuni anti-infiammatori.
Ansia, attacchi di panico, gravi e persistenti difficoltà a prendere sonno o la presenza di un sonno disturbato da prolungati risvegli notturni, hanno come conseguenza la stanchezza, l’irritabilità, la difficoltà a svolgere il proprio lavoro ed in generale provocano un peggioramento della qualità della vita.
Il miglior modo di affrontare i problemi di ansia e panico non è certo quello di fare largo uso di benzodiazepine, ma è quello di affidarsi alla psicoterapia di tipo cognitivo comportamentale, mentre per superare l’insonnia è bene ricorrere ai programmi non farmacologici di tipo cognitivo comportamentale. Moltissime persone, invece, ricorrono agli ansiolitici, farmaci che riducono la quota di ansia libera durante la veglia e facilitano il buon sonno.
I farmaci ansiolitici più usati sono appunto le benzodiazepine (Tavor, Xanax, Rivotril, Valium, Ansiolin, En, Frontal, Lexotan, Prazene, Control, Lorans, ecc.). Esistono poi alcuni derivati benzodiazepinici (Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Roipnol, ecc.) e altri farmaci che, pur avendo composizione diversa dalle benzodiazepine, hanno un effetto sedativo (Nottem, Stilnox, Buspar, ecc.). Largo uso viene fatto anche di prodotti “naturali”, quali la Valeriana, il Sedatol, ecc.
Gli ansiolitici sono la classe di psicofarmaci più prescritta nella popolazione generale a causa della rapida insorgenza degli effetti terapeutici, della discreta maneggevolezza e del numero di effetti collaterali relativamente basso. Non è da sottovalutare, tuttavia, il fatto che le benzodiazepine (es. alprazolam, lorazepam, diazepam, ecc.) provocano, più di altre sostanze psicoattive, dipendenza fisica e psicologica, assuefazione (= bisogno di aumentare la dose per sentirne gli effetti) e crisi di astinenza.
A meno che non intervengano gravi effetti collaterali che rendano necessaria una brusca interruzione del trattamento, infatti, la sospensione di una terapia con ansiolitici (es. Rivotril, Tavor, Lexotan, Valium, En, Minias, ecc.) deve essere graduale (il tempo necessario per chi volesse sospendere il trattamento è da calcolare assieme ad un medico che valuti con attenzione le modalità di riduzione del farmaco). Una brusca sospensione delle benzodiazepine può provocare ansia, insonnia, irritabilità, nausea, cefalea, palpitazioni, tremori, sudorazione, meno frequentemente dolori muscolari, vomito, intolleranza alle luci e ai suoni e, raramente, convulsioni e una serie di disturbi contrastanti quali: eccitazione, tristezza, delirio, allucinazioni, difficoltà a pensare e ad esprimere le proprie emozioni.