L'insostenibile pesantezza del lavoro

Basta un mese e il disagio si cronicizza. Ne soffre il 7% dei lavoratori.

Stress da lavoro. L’ufficio che diventa prigione. É una delle forme di disagio più frequenti. Sofferenze troppo spesso sottovalutate, mobbing, vessazioni e competizione esasperata possono diventare anticamera di ansia, depressione, aritmie, asma, panico. Secondo Paolo Campanini, psicologo del lavoro e dottore di ricerca dell'Università di Milano, non esistono lavori più stressanti di altri. Ciò che può trasformare in un vero incubo la propria attività lavorativa è il verificarsi di alcune condizioni: “Il lavoro notturno, la turnazione, la mancanza di una formazione specifica, la pressione da parte dei superiori, cattivi rapporti con i colleghi, richieste eccessive e irrealizzabili”.
Risulta inoltre determinante il modo in cui ciascuno di noi affronta il lavoro: “I più esposti sono quelli che presentano un iper coinvolgimento e che finiscono per identificarsi completamente con il proprio ruolo professionale”. Quando poi le cose non vanno per il verso giusto, tutta la costruzione comincia a vacillare. La fragilità del nostro sistema affettivo, sviluppatosi nella prima infanzia e nell'adolescenza, è direttamente collegato con i circuiti dello stress, e diventa fattore di rischio. Una delle fonti più insidiose di stress è il mobbing. “In Lombardia – spiega Campanini – abbiamo riscontrato che circa il 7% dei lavoratori si trova in questa condizione”. Le conseguenze possono essere anche gravi: condizioni di lavoro insostenibili, perdita del posto, una causa giudiziaria, la malattia. C'è anche chi decide di intraprendere un percorso di psicoterapia. “L'approccio cognitivo-comportamentale è molto efficace in questi casi grazie a tecniche concrete, finalizzate a una ristrutturazione cognitiva dei pensieri che ci danneggiano e a una loro sostituzione con altri più adatti alla situazione”. Alcuni consigli pratici per chi cerca una via d'uscita: “É fondamentale differenziare il più possibile le proprie attività”. Secondo lo psicologo del lavoro bisogna infatti cercare di utilizzare il tempo libero per dedicarsi ad altro: sport, hobby, volontariato, la famiglia o la coppia. É importante capire cosa è nel lavoro che produce tensione (gli orari, i rapporti interpersonali, l'eccessivo carico di responsabilità) e ragionare con i propri superiori e colleghi per cercare una soluzione all'interno dell'azienda. Un recente studio (anche italiano) pubblicato dal Journal of Neuroscience permette di confermare sempre più che la soluzione allo stress è dentro di noi. É stata infatti individuata una molecola anti-stress prodotta dal cervello, detta “nocicettina” che avrebbe un effetto calmante e protettivo.

Comunicato stampa del CNOP: "Rischio per la salute affidarsi agli abusivi"

Figure non qualificate utilizzano la legge sulle professioni non regolamentate e cercano di "autoassegnarsi" funzioni riservate per legge agli psicologi. Per attivare, correttamente, un cambiamento nei processi di salute delle persone -sostiene uno studio del Consiglio Nazionale degli Psicologi- serve la professione di psicologo. Con una ricchezza di argomentazioni di carattere scientifico, giuridico e giurisprudenziale che non lasciano dubbi, lo studio evidenzia che una prestazione improvvisata, erogata da soggetti che non abbiano la dovuta preparazione espone il cittadino ad esiti incerti o anche controproducenti e dannosi.
Il fatto che la professione di psicologo sia stata esplicitamente ricompresa tra le professioni sanitarie rende la sanità italiana al passo con l'evoluzione dei tempi. Ma, proprio come per i medici, la tutela del cittadino deve avvenire attraverso la garanzia fornita dal valore pubblicistico delle professioni ordinistiche. Bisogna diffidare -ricorda ancora il Consiglio Nazionale degli Psicologi- di certe figure non normate (a titolo esemplificativo "counselors" nelle varie discipline, "consulenti filosofici", "pedagogisti clinici", "armonizzatori" e altre analoghe figure pseudo-psicologiche autoaccreditatesi) che cercano di esercitare, de facto, anche quelle che sono funzioni professionali tipiche dello psicologo e afferenti ai contenuti e metodi della formazione scientifico-professionale psicologica. Pertanto tali figure, non qualificate e non abilitate alla professione di psicologo, possono essere denunciate e perseguite legalmente per esercizio abusivo di professione sanitaria.
Ufficio stampa del CNOP