I neurolettici atipici di nuova generazione. Zyprexa, risperdal, abilify, belivon, seroquel, leponex, clozapina, quetiapina

Per evitare gli effetti collaterali tipici degli antipsicotici tradizionali, i ricercatori hanno sviluppato, negli ultimi anni, una serie di nuovi farmaci neurolettici con azione più specifica e selettiva sul sistema dopaminergico (DA).

Clozapina (Leponex)


La clozapina (Leponex) è stato il primo farmaco classificato fra gli “atipici”, grazie ai suoi scarsi effetti collaterali extra-piramidali (rigidità, parkinsonismo, ecc.). La clozapina (Leponex) è stato indubbiamente un farmaco rivoluzionario, ma oggigiorno viene impiegato in misura minore, a favore delle molecole più recenti che seguono. Ha mostrato un’ottima efficacia nel controllo dei sintomi positivi, nel calmare gli stati di violenza e aggressività nei pazienti difficili, nel migliorare il tono dell’umore presente durante i disturbi psicotici e nel ridurre la gravità della discinesia tardiva indotta da antipsicotici tipici. In genere, è utilizzata a dosaggi compresi tra 300 e 900 mg. L’effetto collaterale più importante della clozapina (Leponex) è l’agranulocitosi, che, come già spiegato, comporta una drastica riduzione dei globuli bianchi del sangue, dei granulociti in particolare.

Olanzapina (Zyprexa, Arkolamyl)


La olanzapina (Zyprexa o Arkolamyl) rappresenta una delle ultime scoperte indirizzate agli scopi di cui sopra. Se andiamo a leggere le indicazioni terapeutiche dell’olanzapina (Zyprexa o Arkolamyl), leggiamo che è indicata per il trattamento della schizofrenia, e che nei pazienti che hanno dimostrato una risposta positiva al trattamento iniziale, il proseguimento della terapia permette di mantenere il miglioramento clinico. Alla voce effetti indesiderati ci viene detto che questo farmaco frequentemente determina aumento ponderale. Quest’ultimo viene infatti lamentato dalla stragrande maggioranza dei pazienti ed è spesso motivo di interruzione della terapia con Zyprexa o Arkolamyl (olanzapina) o di grosso disagio soggettivo ad essa connesso. Si adopera generalmente a dosaggi che variano tra i 2.5 mg e i 20 mg/die. La struttura chimica è correlata a quella della clozapina (Leponex) e come questa può avere effetti sedativi (anche se meno marcati).
Compaiono invece occasionalmente vertigini, edema periferico, ipotensione ortostatica, lievi effetti anticolinergici, lievi aumenti delle transaminasi epatiche e un’ incidenza più bassa di Parkinsonismo, acatisia e distonia rispetto ai pazienti trattati con dosi frazionate di aloperidolo.

Risperidone (Risperdal, Belivon)


Simili efficacia ed effetti collaterali sono stati riscontrati con il risperidone (Risperdal, Belivon). Il risperidone, oltre che in compresse, è presente sul mercato anche in soluzione orale (gocce) e in forma long acting (iniezione intramuscolo di Risperdal o Belivon che garantisce una copertura di circa 2 settimane), quest’ultima particolarmente utile in quelle situazioni in cui è necessario utilizzare un atipico ma vi è una scarsa aderenza al trattamento farmacologico. Il risperidone ha la caratteristica di avere un’attività da antipsicotico atipico a bassi dosaggi (da 1 a 5 mg/die), mentre, superato il dosaggio di 6 mg/die, manifesta un’azione simile a quella dell’aloperidolo, con la possibile comparsa degli effetti extrapiramidali. Può anche comportare iperprolattinemia , anche se utilizzato a bassi dosaggi: tale fenomeno non è prevedibile e può essere corretto utilizzando farmaci che abbassano i livelli ematici di prolattina.

Quetiapina (Seroquel)


Anche la quetiapina (Seroquel) ha una struttura chimica simile a quella della clozapina (Leponex). La quetiapina (Seroquel) essere considerato un farmaco fortemente atipico in quanto a qualunque dosaggio non sembra provocare EPS o aumento dei livelli di prolattina. È disponibile in compresse (da 25, 100, 200 e 300 mg) e si adopera aumentando gradualmente la dose fino a 800-900 mg/die. Gli effetti collaterali del Seroquel possono essere legati al blocco dei recettori per l’istamina (sedazione e aumento ponderale), dei recettori alfa1adrenergici (vertigini, ipotensione e sedazione) o dei recettori muscarinici (secchezza delle fauci, stipsi e sedazione).

Aripiprazolo (Abilify)


L’Aripiprazolo (Abilify) è disponibile in compresse da 5, 10 e 15 mg e viene adoperato a un dosaggio variabile tra i 10 e 30 mg. Tra gli antipsicotici atipici l’Abilify (Aripiprazolo) è quello introdotto più recentemente sul mercato italiano e pertanto nel nostro Paese lo si conosce da meno tempo rispetto agli altri già citati. L’aumento di peso in terapia con Abilify sembra essere stato riscontrato in pochi pazienti, così come l’effetto sedativo; gli effetti collaterali di rilievo dell’aripiprazolo comprendono vertigini, attivazione, insonnia, acatisia, nausea, vomito e, con minor frequenza, ipotensione ortostatica, stipsi, cefalea e astenia.

Tutti gli antipsicotici atipici vengono impiegati, oltre che nel trattamento a lungo termine della schizofrenia, come aggiunta agli antidepressivi ad azione serotoninergica, in particolare in caso di gravi disturbi ossessivo-compulsivi. In alcuni caso si utilizzano anche in caso di disturbo bipolare (o depressione bipolare), come stabilizzante del tono dell’umore.

I neurolettici tradizionali. Serenase, haldol, largactil, aloperidolo, clorpromazina, entumin, talofen, orap, levopraid

A partire dalla sintesi, nel 1952, della Clorpromazina (Largactil, Prozin), la terapia delle Psicosi e in particolare della schizofrenia ha potuto avvalersi di strumenti farmacologici sempre più efficaci. Essi hanno radicalmente cambiato la prognosi di tali disturbi consentendo, tra l’altro, il progressivo abbandono di strutture di tipo manicomiale, essenzialmente coercitive, e l’avvento di un approccio terapeutico-riabilitativo con risultati spesso assai soddisfacenti.
I neurolettic più noti, come la Clorpromazina (Largactil), l’Aloperidolo (Serenase, Haldol), la Pimozina (Orap), ecc., altrimenti definiti farmaci antipsicotici, influenzano l’attività dei sistemi neurotrasmettitoriali dopaminergico, noradrenergico, serotoninergico, colinergico, Gabaergico ed istaminergico.
In particolare, l’efficacia antipsicotica di tali composti è legata essenzialmente all’azione esplicata a livello del sistema dopaminergico (DA).
I Neurolettici piu’ utilizzati sono:
la clorpromazina (Largactil, Prozin), la levomepromazina (Nozinam), la promazina (Talofen), la Clotiapina (Entumin), l’aloperidolo (Serenase, Haldol), la pimozide (Orap), la sulpiride (Championyl, Dobren, Equilid), la levosulpiride (Levopraid) e l’amisulpiride (Sulamid, Deniban, Soliad).
I Neurolettici depot (es. Moditen depot) sono rappresentati da aloperidolo decanoato, flufenazina decanoato e perfenazina enantato. Sono composti che, grazie ad un meccanismo di cessione prolungata della molecola attiva, garantiscono un’azione prolungata del principio attivo che viene somministrato per via intramuscolare mediante iniezioni praticate ogni 2, 3, 4 settimane. Gli antipsicotici tipici (es., clorpromazina, pimozide, promazina, sulpiride, ecc.) sono farmaci efficaci soprattutto nel trattamento dei sintomi positivi (ad es., deliri, allucinazioni, disturbi del comportamento caratterizzati da aggressività), mentre riguardo ai sintomi negativi (quali, ad es., il ritiro sociale, la povertà di linguaggio, la difficoltà a prendere l’iniziativa) non solo hanno scarsa efficacia, ma possono indurre un peggioramento nel tempo della sintomatologia.
Gli effetti collaterali in corso di terapia con neurolettici (es., Haldol, Serenase, Talofen, Orap, Deniban, ecc.) sono relativamente frequenti. E’ necessario che il paziente conosca alcuni degli effetti collaterali più importanti sia per il disagio soggettivo che questi arrecano al paziente, sia per l’effettiva necessità di intervento medico.
Schematicamente ricordiamo:

  • parkinsonismo;
  • distonia acuta o crisi neurodislettica;
  • discinesia tardiva;
  • rabbit syndrome: caratterizzata da tremore periorale;
  • acatisia: rende difficile o impossibile il mantenimento di una posizione di riposo;
  • stipsi;
  • ritenzione urinaria;
  • eiaculazione ritardata;
  • aumento della pressione intraoculare;
  • amenorrea, galattorrea, ginecomastia;
  • riduzione della libido;
  • aumento di peso;
  • turbe del ritmo cardiaco;
  • ipotensione ortostatica.


In generale i farmaci antipsicotici, che pur hanno avuto il merito di consentire la gestione dei sintomi psicotici acuti, quali in primis i deliri e le allucinazioni, sono oggigiorno molto meno impiegati di un tempo e hanno lasciato spazio ai più moderni neurolettici atipici, che presentano un numero minore di effetti collaterali e azione più specifica.

Gli stabilizzanti dell’umore. Litio, carbolithium, lyrica, tegretol, depakin, neurontin, lamictal, depamag

Questi farmaci fanno parte di un gruppo eterogeneo di composti utilizzati nella prevenzione e nella terapia degli Episodi Maniacali e Depressivi. Buona parte di queste molecole appartiene alla categoria dei farmaci anti-epilettici, ma trova impiego anche come stabilizzante del tono dell’umore, in particolar modo nel disturbo bipolare (o bipolarismo). Nella pratica clinica, tuttavia, gli stabilizzanti dell’umore si adoperano anche in situazioni diverse dal disturbo bipolare: trovano infatti largo impiego nei quadri di involuzione cerebrale, senile e non, in cui vi è prevalenza di agitazione; in alcuni disturbi della personalità in cui è presente una marcata componente di impulsività e aggressività; in alcune forme ansiose di notevole gravità che risentono poco del trattamento con benzodiazepine o antidepressivi.

Riportiamo una descrizione dettagliata dei più comuni farmaci di questo tipo.

Litio carbonato (Carbolithium)


Il Litio (Carbolithium) trova largo impiego nella prevenzione delle riacutizzazioni maniacali o depressive, come terapia delle depressioni monopolari (come coadiuvante degli antidepressivi), nelle forme farmacoresistenti a queste molecole, nelle Psicosi Schizoaffettive associato ai neurolettici. Somministrato quasi esclusivamente come Carbonato di Litio, è disponibile in compresse o capsule da 150 e 300 mg.  E’ fondamentale monitorare i livelli plasmatici del litio (litiemia). Sono infatti riconosciuti come terapeutici livelli ematici compresi tra 0.6-1.2 mEq/l,; al di sotto di questo range la sostanza non ha effetto mentre al di sopra compaiono effetti collaterali e tossici. La terapia con il litio (Carbolithium), considerate le forme cliniche per le quali viene impiegato, viene assai spesso protratta per vari anni. Sintomi da sovradosaggio possono manifestarsi già a 1.5 mEq/l e sono rappresentati da nausea e vomito, diarrea, tremori grossolani, polidipsia e poliuria, cefalea, edemi alle parti declivi, disturbi dell’equilibrio. Il Carbolithium esercita anche una lieve azione ipotiroidea per cui è necessario sottoporre il paziente ad un controllo degli ormoni tiroidei prima d’ iniziare la terapia. Spesso determina un cospicuo aumento di peso, soprattutto nei pazienti in trattamento molto prolungato.

Carbamazepina (Tegretol)


La carbamazepina (Tegretol), farmaco di prima scelta nella terapia delle nevralgie del trigemino e delle epilessie del lobo temporale, si è rivelato un ottimo composto da impiegare sia nella terapia che nella prevenzione delle crisi maniacali, da solo o più spesso in associazione con Neurolettici e Sali di Litio; nella prevenzione delle ricadute depressive in corso di depressioni ricorrente; nella terapia di sindromi psichiatriche e psicoorganiche caratterizzate da deficit del controllo degli impulsi; nella terapia dei gravi stati ansiosi in alternativa alle Benzodiazepine. Il Tegretol viene somministrato sotto forma di compresse da 200 e 400 mg. con una dose iniziale di 100-200 mg., per raggiungere un dosaggio di mantenimento della carbamazepina compreso tra i 600 e i 1200 mg.. Così come il litio, anche la carbamazepina (Tegretol) è dosabile nel sangue. Il range terapeutico viene considerato compreso tra i 4 e i 10 microgrammi/millilitro. Generalmente ben tollerata, la carbamazepina (Tegretol) può indurre rush cutanei, leucopenia, piastrinopenia, atassia, diplopia e vertigini. Questi ultimi effetti sono spesso legati a sovradosaggi accidentali o provocati dai pazienti stessi.

Valproato di Sodio (Depakin e Depakin Chrono)


Il Valproato di Sodio (Depakin e Depakin Chrono), farmaco anticomiziale di prima scelta nella terapia del Piccolo Male epilettico, può essere utilmente impiegato nella terapia e nella prevenzione delle crisi maniacali, così come nella terapia dei gravi stati ansiosi, associati o meno a Disturbi dell’Umore. Dotato di maggiore attività sedativa rispetto alla Carbamazepina (Tegretol), il Depakin è disponibile in capsule da 200 e 500 mg. e viene somministrato in dosi comprese tra i 1000 e i 2000 mg. allo scopo di ottenere dei livelli plasmatici di valproato di sodio pari a 50-100 microgrammi/millilitro. In caso di sovradosaggio del Depakin possono comparire alterazioni dello stato di coscienza quali torpore e sopore, evitabili mediante un monitoraggio dei livelli plasmatici del farmaco.

Gabapentin (Neurontin)


L’efficacia del Gabapentin (Neurontin) nel trattamento della mania acuta o nella depressione bipolare al momento non è supportata da convincenti studi; comunque, nella pratica clinica è stata osservata, quando utilizzata in associazione, un’azione positiva nel trattamento di quadri bipolari con marcata sintomatologia ansiosa o in alcuni disturbi d’ansia. In genere è un farmaco ben tollerato, non richiede un dosaggio ematico e non presenta interazioni farmacologiche importanti: ciò rende maneggevole l’associazione con altri stabilizzanti quali litio, carbamazepina, valproato e lamotrigina. In ambito psichiatrico viene utilizzato a dosaggi variabili da 300 a 1.200 mg/die. Gli effetti collaterali sono dipendenti dalla dose e possono comportare sedazione, vertigini, cefalea, nausea, diarrea.

Lamotrigina (Lamictal)


La lamotrigina (Lamictal) è un farmaco di più recente introduzione rispetto agli stabilizzanti riportati sopra. Il Lamictal si utilizza a un dosaggio compreso tra i 100 e i 200 mg/die. È sufficientemente maneggevole e la somministrazione non prevede esami specifici prima e durante il trattamento. I dati a disposizione controindicano l’uso di lamotrigina durante la gravidanza e l’allattamento. Tra gli effetti collaterali del Lamictal sono da segnalare reazioni cutanee che si manifestano generalmente nelle prime 8 settimane (ma possono presentarsi anche nelle fasi successive del trattamento). Tale problematica può essere contenuta iniziando con bassi dosaggi di lamotrigina che vanno incrementati lentamente.

Oxcarbamazepina (Tolep)


L’oxcarbamazepina (Tolep) ha una struttura chimica simile alla carbamazepina così come è simile il suo profilo antiepilettico. Come antiepilettico viene utilizzato a dosaggi compresi tra 600 e 2400 mg/die; secondo alcuni studi sembrerebbe avere un’attività antimaniacale simile a quella del litio. Come per il gabapentin e il topiramato, al momento, non vi sono studi sufficienti per formulare conclusioni definitive sulle sue indicazioni in ambito psichiatrico. L’effetto collaterale segnalato più frequentemente è la cefalea.

Topiramato (Topamax)


Il topiramato (Topamax) è un farmaco introdotto di recente, che appartiene alla classe degli antiepilettici (nell’epilessia si utilizza a dosaggi compresi tra 200 e 500 mg/die) e, al momento, non vi sono studi sufficienti per formulare conclusioni definitive sulle sue indicazioni in ambito psichiatrico.

Pregabalin (Lyrica)


Il pregabalin (Lyrica) è una farmaco di recente commercializzazione, che viene impiegato prevalentemente per il trattamento del dolore neuropatico e nei quadri ansiosi.

Valproato di Magnesio (Depamag)


Va tenuto in considerazione, che è prassi clinica utilizzare anche alcuni farmaci neurolettici atipici (es. olanzapina) con funzione di stabilizzante del tono dell’umore nei pazienti bipolari.

La valeriana, un valido prodotto naturale con dimostrata efficacia sedativa e ipnoinducente

Tutti conoscono il tipico, penetrante aroma della valeriana particolarmente apprezzato dai gatti. Già gli antichi greci e romani conoscevano la valeriana che fu apprezzata anche come rimedio contro la gotta e le fitte ai fianchi. E’ solo intorno al 1800 che Christoph W. Hufeland scoprì le proprietà tranquillanti e neurotoniche della valeriana. Riduce gli stati di tensione e di agitazione equilibrandoli e conciliando il sonno. E’ la chiave della tranquillità, non causa sonnolenza e non ha effetto narcotizzante come i sonniferi chimici. Considerato che la valeriana conferisce un cattivo sapore quando si fuma tabacco, è pure in grado di aiutare a smettere di fumare.
Presenta un’attività tranquillizzante, ansiolitica e sedativa sul sistema nervoso centrale, anche se non è chiaro quale sia il principio attivo isolato a cui è dovuta tale attività. La valeriana alle attività sedativa e calmante unisce effetti positivi sulla coordinazione motoria e sulla concentrazione.
E’ indicata come ipnoinducente e nei casi di ansia lieve, nervosismo, insonnia, cefalea, spasmi gastrici e colici, bolo isterico, palpitazioni, extrasistole, vertigini psicogene.
Alle dosi consigliate non manifesta effetti collaterali; solo l’utilizzo prolungato a dosi eccessive può provocare cefalea, agitazione, irritazione gastrica. Non diminuisce la concentrazione nella guida. Può essere assunta da bambini e anziani.
La valeriana non va assunta per periodi di oltre 3-4 settimane, potendo l’uso continuo portare a cefalee e palpitazioni. Ideale è l’alternanza con la melissa. La valeriana rafforza l’effetto dei sonniferi e non dovrebbe essere assunta contemporaneamente con tali medicamenti o solo in dose ridotta.

L’iperico, valido sostituto degli psicofarmaci nei casi di depressione lieve o moderata

L‘iperico (noto anche come Erba di S. Giovanni) è divenuto famoso da qualche anno da quando alcuni psichiatri americani hanno dimostrato l’utilità di questa erba contro il più attuale dei mali: la depressione. Ma, chi si occupa di medicina naturale sa che le virtù dell’iperico sono conosciute da secoli. La fama dell’iperico procede di pari passo con la storia dei Templari cavalieri misteriosi e leggendari del medioevo. I Templari furono i primi a scoprire che l’iperico, oltre alle ustioni e alle ferite da taglio, era utilissimo per migliorare l’umore dei guerrieri che rimanevano immobilizzati a letto per mesi.
Tra i componenti dell’Iperico abbiamo un olio essenziale e derivati fenolici, tra cui un pigmento rosso chiamato ipericina; da questo deriva il nome di erba di San Giovanni, in quanto il rosso ricorda il sangue versato dal Santo fatto decapitare da Salomè. La festa si San Giovanni del 24 giugno si rifà ad un rito pagano dei Germani, i quali usavano addobbare con l’iperico fiorito i luoghi dove festeggiavano il solstizio d’estate.
L’iperico ha indubbiamente una azione rasserenante sull’umore, che si manifesta dopo 2/3 settimane di regolare assunzione ai dosaggi consigliati (generalmente 300mg./die). E’ valido nelle forme ansiose depressive e, combinato con la valeriana, ha un effetto simile a quello di un antidepressivo triciclico. Una serie di studi recenti in doppio cieco, che comparavano gli effetti degli estratti d’iperico con quelli del placebo, hanno indicato come esso sia efficace come prescrizione antidepressiva, pur presentando pochissimi effetti collaterali.
In pratica, quindi, può essere un efficace sostituto dei farmaci antidepressivi tradizionali, nei casi di depressione lieve o moderata.
L’iperico presenta un’azione fotosensibilizzante, per cui è sconsigliata la lunga esposizione al sole durante l’assunzione. Non sono noti altri effetti collaterali, a parte un certo nervosismo in più durante i primi giorni, compensabile con compresse di valeriana. In alcuni casi può dare cefalea.

Gli altri antidepressivi, con azione noradrenergica e non solo. Cymbalta, Efexor, Xeristar, Zarelis, Faxine, Valdoxan, Tymanax, Remeron, Trittico, Davedax

Oltre ai diffusissimi farmaci del gruppo degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), che inibiscono, a livello dei recettori nervosi presinaptici, il riassorbimento della serotonina, vi sono alcuni antidepressivi di nuova generazione che agiscono anche su altri sistemi di neurotrasmissione (es. noradrenergico).

Anche questi composti antidepressivi presentano un indice terapeutico (rapporto tra dose letale e dose efficace) assai superiore ai triciclici (ADT) ed una notevole riduzione, rispetto agli stessi, degli effetti collaterali anticolinergici. Di conseguenza offrono una maggiore maneggevolezza e hanno un indicazione all’impiego anche per quelle categorie di pazienti, quali gli anziani e i cardiopatici, per i quali gli ADT sono sconsigliati oppure del tutto controindicati. Non sono comunque esenti da effetti collaterali.

Anche i farmaci antidepressivi di questo tipo (es. Efexor, Cymbalta, Xeristar, Valdoxan, Tymanax, Zarelis, ecc.) richiedono 15-20 giorni prima di manifestare un effetto clinico significativo sui sintomi della depressione.
Riguardo all’efficacia, nonostante numerosi studi indichino una potenza sovrapponibile agli ADT, tali composti sono da considerarsi generalmente di seconda scelta rispetto agli ADT nei casi di Depressione Maggiore e di Disturbo ossessivo-compulsivo.

Venlafaxina (Efexor, Zarelin, Faxine). Molecola molto efficace, che agisce sia a livello serotoninergico che noradrenergico (NSRI), al pari di un farmaco triciclico come la clomipramina. Trova largo impiego nei disturbi depressivi (range terapeutico 75-150 mg.) e, talvolta, nel disturbo ossessivo-compulsivo o in altri disturbi d’ansia.
Duloxetina (Cymbalta, Xeristar, Yentreve). Molecola che al pari della Venlafaxina agisce sia a livello serotoninergico che noradrenergico. Ha particolare indicazione in quelle forme depressive con importante componente somatica (disturbi psicosomatici), nonché nel dolore neuropatico e nella fibromialgia.
Mirtazapina (Remeron). Molecola con discreta efficacia antidepressiva, adatta nelle forme di depressione lieve. Ha un’efficacia diretta sul sistema noradrenergico e indiretta sul sistema serotoninergico. Per questo motivo, non presenta gli effetti collaterali tipici dei farmaci SSRI, in particolare quelli sul sistema sessuale. L’efficacia antidepressiva, tuttavia, non è sovrapponibile a quella di un buon SSRI. Il range d’azione va dai 15 ai 45 mg. die. Può indurre molta sonnolenza.
Reboxetina (Davedax, Edronax). Farmaco antidepressivo con azione specifica sul sistema noradrenergico. Non presenta gli effetti collaterali tipici degli SSRI, ma può provocare: secchezza, stipsi, insonnia, vertigini, tachicardia, ritenzione urinaria e impotenza. Il range terapeutico e’ compreso tra 8 e 12 mg.
Bupropione (Elontril, Wellbutrin, Zyban). Farmaco introdotto sul mercato per facilitare la disassuefazione da fumo, ma che ha dimostrato una certa efficacia antidepressiva ed effetti collaterali ridotti. E’ comunque una molecola molto attivante, che può indurre ansia e insonnia, e ha un effetto positivo sulla libido sessuale, tanto che può essere impiegato nei disturbi legati al calo del desiderio sessuale.
Trazodone (Trittico).
Agomelatina (Valdoxan, Thymanax). Farmaco di recente introduzione sul mercato, che a differenza di tutti gli altri agisce unicamente sul sistema della melatonina. Ha pochissimi effetti collaterali e come tale si presta ad essere utilizzato nelle forme di depressione lieve e moderata, ove altri farmaci di comprovata efficacia risultino mal tollerati. Ci sono ancora pochi studi che ne documentano la reale efficacia e può comunque avere effetti collaterali a lungo termine sulla funzionalità epatica, che deve quindi essere regolarmente monitorata.

Antidepressivi SSRI: Seropram, Elopram, Cipralex, Entact, Zoloft, Daparox, Eutimil, Seroxat, Prozac, Fevarin, Dumirox

Le molecole antidepressive appartenenti alla classe degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono:

  • Paroxetina: Daparox, Dapagut, Dropaxin, Eutimil, Sereupin, Seroxat, Stiliden
  • Sertralina: Zoloft, Tatig, Tralisen
  • Citalopram: Seropram, Elopram, Felipram, Frimaind, Feliximir, Frimaind, Kaidor, Marpram, Percitale, Return, Ricap, Sintopram, Verisan
  • Escitalopram: Cipralex, Entact
  • Fluoxetina: Prozac, Fluoxeren, Azur, Clexiclor, Cloriflox, Diesan, Flotina, Ipsumor, Xeredien
  • Fluvoxamina: Dumirox, Fevarin, Maveral
  • Dapoxetina: Priligy


Il gruppo degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) è costituito da 6 molecole principali: Fluoxetina (Prozac, Fluoxerene, Fluoxetina), Fluvoxamina (Maveral, Fevarin, Dumirox), Paroxetina (Sereupin, Seroxat, Eutimil, Daparox), Sertralina (Zoloft, Tatig), Citalopram (Elopram, Seropram) ed Escitalopram (Entact, Cipralex). Recentemente è entrato in commercio anche un farmaco particolare, la Dapoxetina (Priligy) che trova impiego specifico nel trattamento farmacologico dell’eiaculazione precoce.
Sono tutte caratterizzate da un meccanismo di azione comune, rappresentato dall’inibizione, a livello dei recettori nervosi presinaptici, del riassorbimento della serotonina. In pratica, nell’arco di qualche settimana, aumenta la disponibilità della serotonina, uno dei principali neurotrasmettitori del sistema nervoso umano, negli spazi deputati alla trasmissione nervosa (sinapsi).
Gli antidepressivi serotoninergici (es. prozac, elopram, seroxat, sereupin, eutimil, entact, ecc.) presentano un indice terapeutico (rapporto tra dose letale e dose efficace) assai superiore ai triciclici (ADT) e una notevole riduzione, rispetto agli stessi, degli effetti collaterali anticolinergici.
Di conseguenza offrono una maggiore maneggevolezza e hanno un indicazione all’impiego anche per quelle categorie di pazienti, quali gli anziani e i cardiopatici, per i quali gli ADT sono sconsigliati oppure del tutto controindicati. Non sono comunque esenti da effetti collaterali, come ad esempio perdita dell’appetito, nausea, insonnia. In particolare, quasi tutti gli SSRI producono effetti negativi sulla capacità orgasmica, spesso rendendo i soggetti che li assumono incapaci di provare piacere sessuale. Non a caso, gli effetti collaterali sulla sfera sessuale sono uno dei principali fattori di interruzione della terapia con farmaci come daparox, sereupin, maveral, dumirox, eutimil, zoloft, tatig, seropram, ecc..
Tutti gli antidepressivi SSRI richiedono 15-20 giorni prima di manifestare un effetto clinico significativo.
Riguardo all’efficacia, nonostante numerosi studi indichino una potenza sovrapponibile a quella degli antidepressivi triciclici, tali composti sono da considerarsi generalmente di seconda scelta rispetto agli ADT nei casi di Depressione Maggiore e di Disturbo ossessivo-compulsivo.

Fluoxetina (Prozac, Fluoxerene, Azur, Clexiclor, Cloriflox, Diesan, Flotina, Ipsumor, Xeredien). Molecola dotata di notevole azione disinibente che trova largo impiego nei disturbi depressivi (range terapeutico 20-80 mg.), nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo (40-80 mg.), nella Bulimia (60-80 mg.) e nel Disturbo da Abbuffate Compulsive (60-80 mg.).
Fluvoxamina (Fevarin, Dumirox, Maveral). Molecola che associa all’azione antidepressiva un effetto ansiolitico. Risulta quindi particolarmente utile nelle forme di depressione ansiosa (300 mg.). Inoltre la fluvoxamina può essere considerata un farmaco di notevole efficacia nella terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (250-300 mg.) e nelle depressioni in corso di psicosi, così come nelle manifestazioni di deficit del controllo degli impulsi.
Paroxetina (Daparox, Dapagut, Dropaxin, Eutimil, Sereupin, Seroxat, Stiliden). Farmaco antidepressivo che trova indicazione nei Disturbi di Panico e nelle Distimie. Generalmente ben tollerato, può determinare la comparsa di nausea e di tremori a fini scosse agli arti superiori. Il range terapeutico e’ compreso tra 20 e 30 mg.
Sertralina (Zoloft, Tatig, Tralisen). La Sertralina risulta essere estremamente utile, all’incirca nel 70% dei soggetti con Disturbo da Abbuffate e nei pazienti obesi, nel potenziare la sensazione di sazietà e, conseguentemente, nel determinare una notevole riduzione dell’assunzione di cibo, con conseguente perdita di peso. Viene largamente impiegata anche nella cura dei disturbi d’ansia. Generalmente ben tollerata, presenta come principale effetto collaterale la nausea, che tende ad attenuarsi dopo i primi giorni di terapia.
Citalopram (Seropram, Elopram, Felipram, Frimaind, Feliximir, Frimaind, Kaidor, Marpram, Percitale, Return, Ricap, Sintopram, Verisan). Il Citalopram è una delle molecole più recenti e, a detta di numerosi studi, la più selettiva e, di conseguenza, quella che presenta meno effetti collaterali. Viene largamente impiegato, data la sua elevata tollerabilità, nelle sindromi depressive lievi e nel disturbo di panico a dosaggi compresi fra i 20 e i 40mg.
Escitalopram (Entact, Cipralex). L’Escitalopram è l’evoluzione del Citalopram e, di conseguenza, ancora più selettivo e con meno effetti collaterali, almeno in teoria, secondo quanto dichiarano i produttori. Ha gli stessi impieghi del Citalopram.

Antidepressivi triciclici (anafranil, laroxyl, trittico, tofranil, surmontil, dominans)

Gli Antidepressivi Triciclici (ADT) sono composti assai efficaci nel trattamento delle Sindromi Depressive. Vengono inoltre largamente impiegati nella terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, del Disturbo di Panico, dell’Anoressia e della Bulimia. La somministrazione è effettuata per via orale o endo-venosa.
L’effetto antidepressivo di farmaci come Anafranil, Tofranil, Laroxyl, Surmontil, Dominans, ecc., non si manifesta prima di 15-20 giorni; un miglioramento clinico nei primi giorni di terapia è da ritenersi conseguente ad un effetto placebo o alla sedazione dell’ansia, frequentemente ottenuta con questi composti.
Non tutti i farmaci appartenenti alla classe degli antidepressivi triciclici, tuttavia, hanno la stessa capacità sedativa: questa è notevole per l’Amitriptilina (Laroxyl), discreta per la Clomipramina (Anafranil), scarsa per l’ Imipramina (Tofranil) e la Nortriptilina (Vividyl).
Alcuni antidepressivi triciclici, quali l’Imipramina (Tofranil), la Trimipramina (Surmontil), la Nortriptilina (Vividyl), esercitano la loro azione agendo prevalentemente sul sistema noradrenergico; altri, tra i quali Clomipramina (Anafranil) e Amitriptilina (Laroxyl), principalmente sul sistema serotoninergico.
Tali farmaci, per poter esplicare la loro azione, devono essere somministrati a dosaggi efficaci. Il dosaggio terapeutico deve essere mantenuto per un periodo variabile (2-8 mesi) dopo la remissione della sintomatologia. Dopo che questa è stata ottenuta, le dosi potranno essere gradualmente ridotte. Gli effetti indesiderati degli antidepressivi triciclici sono legati per lo più all’attività anticolinergica (atropino-simile) propria di questi farmaci. Ricordiamo:

  • ritenzione urinaria, anche in assenza d’ ipertrofia prostatica;
  • secchezza delle fauci;
  • disturbi visivi lievi specie dell’ accomodazione;
  • stitichezza;
  • tachicardia;
  • ipotensione ortostatica;
  • tremori a fini scosse agli arti superiori;
  • sensazione di calore e iperidrosi;
  • difetto dell’ attenzione e difficoltà di concentrazione;
  • ritardo dell’eiaculazione a bassi dosaggi, impotenza coeundi e calo della libido ad alte dosi.


Le controindicazioni assolute all’uso degli antidepressivi triciclici (es., Anafranil, Trittico, Laroxyl, Tofranil, ecc.) sono le stesse di tutti gli altri farmaci ad azione anticolinergica:


  • cardiopatie con particolare attenzione per le turbe del ritmo;
  • glaucoma ad angolo chiuso;
  • ipertrofia prostatica.

I farmaci triciclici non danno particolare dipendenza né assuefazione, ma il loro impiego prolungato può produrre importanti effetti collaterali e alterazione dei parametri ematici. Ove possibile, è preferibile utilizzare farmaci con maggiore tollerabilità, come gli SSRI, o meglio ancora abbinare una valida psicoterapia che consenta di ridurne o cessarne l’assunzione.

Ansiolitici (benzodiazepine): Xanax, Lexotan, Tavor, En, Ansiolin, Rivotril, Aprazolam, Lorazepam, Diazepam

Come suggerisce il termine, gli ansiolitici sono farmaci che abbassano i livelli d’ansia; alcuni tra questi sono utilizzati in modo specifico per indurre il sonno, e in tal caso sono indicati anche col termine di ipnoinducenti, ipnoinduttori o ipnotici. Gli ansiolitici della classe delle benzodiazepine sono i farmaci in assoluto più usati al mondo, dopo i comuni anti-infiammatori.
Ansia, attacchi di panico, gravi e persistenti difficoltà a prendere sonno o la presenza di un sonno disturbato da prolungati risvegli notturni, hanno come conseguenza la stanchezza, l’irritabilità, la difficoltà a svolgere il proprio lavoro ed in generale provocano un peggioramento della qualità della vita.
Il miglior modo di affrontare i problemi di ansia e panico non è certo quello di fare largo uso di benzodiazepine, ma è quello di affidarsi alla psicoterapia di tipo cognitivo comportamentale, mentre per superare l’insonnia è bene ricorrere ai programmi non farmacologici di tipo cognitivo comportamentale. Moltissime persone, invece, ricorrono agli ansiolitici, farmaci che riducono la quota di ansia libera durante la veglia e facilitano il buon sonno.
I farmaci ansiolitici più usati sono appunto le benzodiazepine (Tavor, Xanax, Rivotril, Valium, Ansiolin, En, Frontal, Lexotan, Prazene, Control, Lorans, ecc.). Esistono poi alcuni derivati benzodiazepinici (Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Roipnol, ecc.) e altri farmaci che, pur avendo composizione diversa dalle benzodiazepine, hanno un effetto sedativo (Nottem, Stilnox, Buspar, ecc.). Largo uso viene fatto anche di prodotti “naturali”, quali la Valeriana, il Sedatol, ecc.
Gli ansiolitici sono la classe di psicofarmaci più prescritta nella popolazione generale a causa della rapida insorgenza degli effetti terapeutici, della discreta maneggevolezza e del numero di effetti collaterali relativamente basso. Non è da sottovalutare, tuttavia, il fatto che le benzodiazepine (es. alprazolam, lorazepam, diazepam, ecc.) provocano, più di altre sostanze psicoattive, dipendenza fisica e psicologica, assuefazione (= bisogno di aumentare la dose per sentirne gli effetti) e crisi di astinenza.
A meno che non intervengano gravi effetti collaterali che rendano necessaria una brusca interruzione del trattamento, infatti, la sospensione di una terapia con ansiolitici (es. Rivotril, Tavor, Lexotan, Valium, En, Minias, ecc.) deve essere graduale (il tempo necessario per chi volesse sospendere il trattamento è da calcolare assieme ad un medico che valuti con attenzione le modalità di riduzione del farmaco). Una brusca sospensione delle benzodiazepine può provocare ansia, insonnia, irritabilità, nausea, cefalea, palpitazioni, tremori, sudorazione, meno frequentemente dolori muscolari, vomito, intolleranza alle luci e ai suoni e, raramente, convulsioni e una serie di disturbi contrastanti quali: eccitazione, tristezza, delirio, allucinazioni, difficoltà a pensare e ad esprimere le proprie emozioni.

Sonniferi: Roipnol, Halcion, Dalmadorm, Felison, Minias, Stilnox, Nottem, Sonata, Farganesse, Nenia, Normison, Flunox, Valdorm

L’insonnia è un problema che affligge circa 12 milioni di italiani, ovvero il 15-20% della popolazione. Questa percentuale raggiunge il 40% se consideriamo le persone con più di 65 anni.
Gravi e persistenti difficoltà a prendere sonno o la presenza di un sonno disturbato da prolungati risvegli notturni, sono spesso seguiti da stanchezza diurna, irritabilità, difficoltà a svolgere il proprio lavoro ed in generale provocano un peggioramento della qualità della vita.
Il miglior modo di affrontare e superare l’insonnia e ricorrere ai programmi non farmacologici di tipo cognitivo comportamentale (clicca qui per informazioni).
Moltissime persone, invece, ricorrono ai cosiddetti sonniferi, farmaci ipnoinducenti che facilitano l’addormentamento.
I farmaci più usati, esattamente come per scopo ansiolitico, sono le benzodiazepine. Esistono poi alcuni derivati benzodiazepinici (Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Roipnol, ecc.) e altri farmaci che, pur avendo composizione diversa dalle benzodiazepine, hanno un effetto sedativo (Nottem, Stilnox, Buspar, ecc.). Largo uso viene fatto anche di prodotti “naturali”, quali la Valeriana, il Sedatol, ecc.
Non è da sottovalutare il fatto che questi farmaci provocano, come ogni sostanza psicoattiva, dipendenza fisica e psicologica, assuefazione ( = bisogno di aumentare la dose per sentirne gli effetti) e crisi di astinenza.
A meno che non intervengano gravi effetti collaterali che rendano necessaria una brusca interruzione del trattamento, la sospensione di una terapia con tali farmaci deve essere graduale (il tempo necessario per chi volesse sospendere il trattamento è da calcolare assieme ad un medico che valuti con attenzione le modalità di riduzione del farmaco).
Infatti una brusca sospensione può provocare ansia, insonnia, irritabilità, nausea, cefalea, palpitazioni, tremori, sudorazione, meno frequentemente dolori muscolari, vomito, intolleranza alle luci e ai suoni e, raramente, convulsioni e una serie di disturbi contrastanti quali: eccitazione, tristezza, delirio, allucinazioni, difficoltà a pensare e ad esprimere le proprie emozioni.

Farmaci come quali Roipnol, Halcion, Dalmadorm, Felison, Minias, Stilnox, Nottem, Sonata, Farganesse, Nenia, Normison, Flunox, Valdorm, o similari, devono quindi essere usati con molta cautela, per tempi molto brevi e sotto controllo medico-specialistico. Purtroppo i medici di medicina generale tendono a prescriverli con molta facilità, ma come descritto sopra gli effetti di assuefazione e dipendenza sono tutt’altro che da prendere alla leggera.

I Fiori di Bach, un rimedio naturale senza efficacia sperimentalmente dimostrata

I Fiori di Bach sono essenze naturali dalle presunte proprietà curative, la cui scoperta si deve al Dottor Edward Bach, nato nel 1886, che dedicò buona parte della sua vita all’individuazione di un metodo curativo complementare alla medicina tradizionale.
La consacrazione del lavoro di Bach è avvenuta quasi un secolo dopo, nel 1978, quando la floriterapia è stata legalmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “Medicina Complementare” e il suo utilizzo è stato pertanto raccomandato a tutti gli Stati Membri. Nella sua opera principale, “Guarisci te stesso”, pubblicata nel 1931, il Dottor Bach individua 38 rimedi principali, suddividendo i fiori di Bach in 7 categorie sulla base delle varie teoriche proprietà curative.
Le essenze dei Fiori di Bach si possono acquistare in farmacia o in erboristeria e vanno assunte per via orale.
Ad oggi tuttavia non esiste alcun fondamento scientifico che dimostri l’efficacia dei fiori di Bach, per cui riteniamo che non si possano considerare come una valida alternativa alla medicina tradizionale.
Ognuno è libero di credere in quello che vuole e, dato che l’effetto placebo è molto potente, è anche possibile che qualcuno possa beneficiare dei fiori di Bach. Tuttavia, pur non potendo dimostrare che siano totalmente inefficaci, riteniamo che sia assolutamente improprio l’uso di questi strumenti “terapeutici”, al posto dei validi rimedi, che hanno un’efficacia scientificamente dimostrata, quali gli psicofarmaci, la psicoterapia cognitivo-comportamentale e, in alcuni casi, anche la fitoterapia, soprattutto per quanto riguarda l’iperico e la valeriana.
Ci sentiamo pertanto di consigliare caldamente, a chiunque abbia un problema psicologico reale, di affidarsi agli altri mezzi di comprovata efficacia di cui può trovare notizia su questo sito, anziché a rimedi quali i fiori di Bach.

L'insostenibile pesantezza del lavoro

Basta un mese e il disagio si cronicizza. Ne soffre il 7% dei lavoratori.

Stress da lavoro. L’ufficio che diventa prigione. É una delle forme di disagio più frequenti. Sofferenze troppo spesso sottovalutate, mobbing, vessazioni e competizione esasperata possono diventare anticamera di ansia, depressione, aritmie, asma, panico. Secondo Paolo Campanini, psicologo del lavoro e dottore di ricerca dell'Università di Milano, non esistono lavori più stressanti di altri. Ciò che può trasformare in un vero incubo la propria attività lavorativa è il verificarsi di alcune condizioni: “Il lavoro notturno, la turnazione, la mancanza di una formazione specifica, la pressione da parte dei superiori, cattivi rapporti con i colleghi, richieste eccessive e irrealizzabili”.
Risulta inoltre determinante il modo in cui ciascuno di noi affronta il lavoro: “I più esposti sono quelli che presentano un iper coinvolgimento e che finiscono per identificarsi completamente con il proprio ruolo professionale”. Quando poi le cose non vanno per il verso giusto, tutta la costruzione comincia a vacillare. La fragilità del nostro sistema affettivo, sviluppatosi nella prima infanzia e nell'adolescenza, è direttamente collegato con i circuiti dello stress, e diventa fattore di rischio. Una delle fonti più insidiose di stress è il mobbing. “In Lombardia – spiega Campanini – abbiamo riscontrato che circa il 7% dei lavoratori si trova in questa condizione”. Le conseguenze possono essere anche gravi: condizioni di lavoro insostenibili, perdita del posto, una causa giudiziaria, la malattia. C'è anche chi decide di intraprendere un percorso di psicoterapia. “L'approccio cognitivo-comportamentale è molto efficace in questi casi grazie a tecniche concrete, finalizzate a una ristrutturazione cognitiva dei pensieri che ci danneggiano e a una loro sostituzione con altri più adatti alla situazione”. Alcuni consigli pratici per chi cerca una via d'uscita: “É fondamentale differenziare il più possibile le proprie attività”. Secondo lo psicologo del lavoro bisogna infatti cercare di utilizzare il tempo libero per dedicarsi ad altro: sport, hobby, volontariato, la famiglia o la coppia. É importante capire cosa è nel lavoro che produce tensione (gli orari, i rapporti interpersonali, l'eccessivo carico di responsabilità) e ragionare con i propri superiori e colleghi per cercare una soluzione all'interno dell'azienda. Un recente studio (anche italiano) pubblicato dal Journal of Neuroscience permette di confermare sempre più che la soluzione allo stress è dentro di noi. É stata infatti individuata una molecola anti-stress prodotta dal cervello, detta “nocicettina” che avrebbe un effetto calmante e protettivo.

Comunicato stampa del CNOP: "Rischio per la salute affidarsi agli abusivi"

Figure non qualificate utilizzano la legge sulle professioni non regolamentate e cercano di "autoassegnarsi" funzioni riservate per legge agli psicologi. Per attivare, correttamente, un cambiamento nei processi di salute delle persone -sostiene uno studio del Consiglio Nazionale degli Psicologi- serve la professione di psicologo. Con una ricchezza di argomentazioni di carattere scientifico, giuridico e giurisprudenziale che non lasciano dubbi, lo studio evidenzia che una prestazione improvvisata, erogata da soggetti che non abbiano la dovuta preparazione espone il cittadino ad esiti incerti o anche controproducenti e dannosi.
Il fatto che la professione di psicologo sia stata esplicitamente ricompresa tra le professioni sanitarie rende la sanità italiana al passo con l'evoluzione dei tempi. Ma, proprio come per i medici, la tutela del cittadino deve avvenire attraverso la garanzia fornita dal valore pubblicistico delle professioni ordinistiche. Bisogna diffidare -ricorda ancora il Consiglio Nazionale degli Psicologi- di certe figure non normate (a titolo esemplificativo "counselors" nelle varie discipline, "consulenti filosofici", "pedagogisti clinici", "armonizzatori" e altre analoghe figure pseudo-psicologiche autoaccreditatesi) che cercano di esercitare, de facto, anche quelle che sono funzioni professionali tipiche dello psicologo e afferenti ai contenuti e metodi della formazione scientifico-professionale psicologica. Pertanto tali figure, non qualificate e non abilitate alla professione di psicologo, possono essere denunciate e perseguite legalmente per esercizio abusivo di professione sanitaria.
Ufficio stampa del CNOP